Storia

Quando siamo stati chiamati a svolgere un importante ruolo in una società di servizio che gestiva il patrimonio di un ente pubblico, sicuramente non avevamo percezione della sua entità.

Rapidamente, invece, abbiamo avuto contezza di dover gestire qualcosa come 2.000 km di viabilità, con tutte le sue opere d’arte, e 152 edifici tra scolastici e istituzionali, l’equivalente di 480.000 mq di superfici.

L’impegno quotidiano ci stava permettendo di accrescere il nostro bagaglio di conoscenze su argomenti fino allora trattati non con la dovuta sensibilità.

L’esigenza, poi, di sviluppare un’anagrafe immobiliare ci consentiva di allargare gli orizzonti su concetti che spaziavano dalla gestione integrata al facility managment; concetti che portavano inevitabilmente all’esigenza di intervenire nel sistema edilizio-impianti prima che il guasto avveniva.

Tutto ciò ha fatto crescere quella sensibilità di incrementare la manutenzione predittiva; processo, cioè, che fa valutare lo stato manutentivo degli elementi costituenti il complesso sistema, anche in funzione della vita utile prevista di ogni singolo elemento, sostituendolo, quando necessario, prima della rottura o del guasto.  In parole più semplici si cercava di spostare la tipologia del servizio da manutenzione a rottura a manutenzione predittiva.

Le argomentazioni e problematiche sopra espresse hanno consentito di iniziare un percorso di avvicinamento a quella scienza, per noi affascinante, dei controlli non distruttivi.

I controlli non distruttivi sono utilizzati per assicurare l’affidabilità e prevenire la rottura di materiali, parti o insiemi di essi durante la loro vita prevista; la decisione di accettare o rifiutare a seguito di un controllo deve essere basata su una profonda conoscenza dei materiali e delle loro proprietà, dei processi e dei loro effetti sulle proprietà, delle condizioni di servizio e, non ultima, della ragionevole aspettativa di vita; convinti che questa quantità di conoscenze potesse essere difficilmente posseduta da un singolo individuo, tale motivo ci ha spinti a costituire un gruppo di studio:

CG2engineering.

I CND sono processi speciali e l’unica traccia che rimane al termine degli stessi sono i rapporti redatti dagli operatori. Nessuno è in grado di verificare la bontà dell’esecuzione dei controlli senza ripeterli.

L’affidabilità, la ripetibilità, la sensibilità e a volte la pericolosità dei controlli, sono stati oggetto di riflessione tali da far pensare che oltre all’esperienza vi fosse anche un adeguato addestramento, qualifica e certificazione; proprio tali argomentazioni ci hanno spinto a ricevere gli addestramenti necessari per operare con la sicurezza e la serenità dovuta.

Oggi che ancora continuiamo nella gestione del patrimonio di quell’ente, crediamo di aver acquisito sufficiente bagaglio di conoscenze e qualifiche da poterlo mettere al servizio degli utenti.